lunedì 7 maggio 2012

LA TV SPLATTER


Chiedo scusa per l'orrenda immagine qui sopra: no, non sono membra umane quelle che vedete accatastate in questa specie di quadro di Grosz, ma "solo" quelle dei nostri amici maiali, vittime della nostra ingordigia carnivora. Mi serve per introdurre un discorso che da tanto tempo volevo affrontare su questo blog: le immagini cruente (inutilmente cruente) che la televisione ci propina quotidianamente. Non appena avviene qualche fatto di cronaca nera - e di questi tempi le occasioni non mancano - ecco arrivare le immagini splatter. Un camorrista viene fatto fuori a rivoltellate? Beccatevi una ripresa ravvicinata delle macchie di sangue sull'asfalto. Una donna (una delle troppe) viene assassinata a coltellate dal marito? Eccovi servito un bel primo piano delle impronte sanguinolente che la poveretta ha lasciato sulla porta d'ingresso.... C'è una qualche necessità documentativa e/o informativa dietro questo sadismo visivo? Assolutamente no. Non c'è alcun bisogno di mostrare ciò che ormai siamo assuefatti a vedere ogni giorno al telegiornale, mentre chiacchieriamo con coniugi e figli, tra un cucchiaio di minestra e l'altro o (peggio) mentre tagliamo la nostra bistecca poco cotta (ah, quel filo rosso che cola e fa assonanza...). C'è solo il desiderio ferino e primordiale di farci vedere il sangue, le ossa fracassate, il rottame dell'auto accartocciata, la bicicletta del bambino contorta, la scia rossa lasciata sul marciapiede da un corpo morente.
Questa orgia di immagini brutali non serve a nulla. Anzi. Ci abitua fin da piccoli alla violenza, alla visualizzazione crudele della ferocia umana, all'epifania sconcia dell'antico e sempre attuale "homo homini lupus". Poi non c'è da meravigliarsi se le belle famigliole italiane vanno in gita horror nei luoghi resi sinistri da fatti di cronaca nera: gente che si fa fotografare davanti alla baita di Cogne, o ad Avetrana, o sorridente contro lo sfondo della nave Costa spiaggiata al Giglio. Roba da splatter addicted, come ormai siamo diventati in molti, qui nel cuore nero d'Italia.
Che possiamo fare noi?
Proviamo a inviare mail a tutti i mezzi d'informazione che ci propinano queste scene truculente, chiedendo che facciano informazione e non voyeurismo da necrofili.
Oppure, se si tratta di carta stampata, colpiamoli in ciò che hanno di più caro (il bilancio) non acquistandoli più.
Questo solo, oggi, possiamo fare.
Ma, se ci pensiamo, non è poco.