giovedì 22 aprile 2010

SSST.... FACCIAMO SILENZIO

Con le orecchie ferite dal frastuono assurdo e spesso di pura maleducazione della città, mi sono chiesta: ma dove'è finita la "lotta ai rumori" che verso la primavera inoltrata era annunciata da manifesti affissi sui muri di metropoli e paesi, in cui si minacciavano multe a chi disturbava la quiete pubblica? Ve li ricordate? Erano teneri e innocui, lo so: mai nessuno ha visto vigili punire i micidiali motorini spaccatimpani o il tifoso assatanato che fa i caroselli a clacson spiegato per la vittoria della sua squadra, credendo che il mondo intero debba condividere la sua rozza esultanza (se sapesse invece quante giuste maledizioni gli si manda, smetterebbe al volo...). Quei manifesti d'antan sancivano quantomeno un principio: che il rumore fa male, che è proibito, che il codice penale punisce chi disturba gli altri facendolo. Ora non esiste più nemmeno questa foglia di fico e le nostre amministrazioni si sono arrese alla marea montante degli incivili, che fanno rumore per principio: negozi che sparano decibel come pallottole, locali con musica talmente alta da rendere impossibile la conversazione, clacson impazziti, motori che ruggiscono come animali preistorici, telefonatori peripatetici che urlano come ossessi per strada, suonerie demenziali che impazzano ovunque. E' un delirio di suoni inarticolati, dissonanti, cacofonici, assordanti, che ci segue ovunque, braccandoci anche dove un tempo eri certo di trovare un momento di pace: mezzi pubblici, cinema, mostre, treni, chiese, giardini pubblici. Mi fanno tristezza quei poveretti che corrono al parco con il filo dell'Ipod penzoloni dall'orecchio, qui dove dovrebbe regnare solo lo stormire degli alberi e i richiami dei bambini.... Ma li capisco: per difenderci dal rumore altrui, spesso ne produciamo di nostro, almeno ci scegliamo quello che più ci piace. E' un po' il meccanismo del ristorante: se qualcuno comincia ad alzare la voce a tavola, tutti gli altri avventori saranno costretti a fare altrettanto per soverchiare il rumore di fondo e così via, in un circolo vizioso che rende spesso i nostri ristoranti tristemente famosi nel mondo per il loro frastuono che costringe i clienti a gridarsi nelle orecchie, quando invece dovremmo tutti quanti abbassare la voce per ritornare a sentire, a sentirci. Che fare? Come antidoto, proporrei di boicottare tutti quegli esercizi pubblici che sparano musica a tutto volume (tra i peggiori, vorrei citare Abercrombie & Fitch di corso Matteotti a Milano, un luogo infernale, infestato da un deodorante per ambienti dolciastro che ti rimane addosso per giorni e dove la musica è insopportabilmente alta, per i clienti ma soprattutto per i poveri ragazzi che ci lavorano, minacciati da sordità precoce per troppa esposizione acustica... Ma l'Asl o l'Inail non hanno nulla da dire??). Poi, vorrei esortarvi a "rifarvi le orecchie" visitando il Bosco del Silenzio: un luogo magicamente privo di suoni umani, dove ritrovare il gusto dei rumori della natura. Tredici ettari di alberi, ronzio di api, cinguettare di uccellini, picchiettare di picchi, a Serralunga d'Alba, nella bassa Langa del Barolo, lungo un sentiero fatto di dodici tappe, dalla contemplazione al cammino, dalla meditazione al naufragio nell'infinito mare di verde... L'ideatore di questa meraviglia è Oscar Farinetti, l'imprenditore piemontese che ha creato Eataly, altra iniziativa di grande successo. Dopo aver acquistato la tenuta di Fontanafredda (quella che Vittorio Emanuele II donò alla sua amante, la Bèla Rusin...), ha deciso di conservare questo ultima foresta di Langa e di consacrarla al culto del più esclusivo dei lussi: il Silenzio. Nel bosco si può camminare, pensare, ascoltare, leggere i cartelli con brani di poeti famosi (Baudelaire, Leopardi, Whitman...), ma non fare rumore. Che splendida idea. Che magnifico regalo. Andateci. Ascoltate Sua Maestà il Silenzio, il dio sfuggente e aristocratico. Sarà un balsamo per le vostre orecchie e una consolazione per la vostra anima.

giovedì 8 aprile 2010

I CARI ANGIOLETTI

Ebbene sì. Sto per infrangere uno dei più resistenti tabù italici: quello dei frugoletti, che sono sempre oggetto di smorfie e gridolini compiaciuti, orgoglio e vanto di mamma e papà. In Italia vige un'ipocrita e irritante "mistica della famiglia", peraltro contraddetta nei fatti da una politica sorda ai suoi bisogni reali (asili nido, orari dei negozi compatibili con quelli della madre lavoratrice, assistenza a domicilio e via enumerando), nonchè dalle innumerevoli nequizie da cronaca nera che ogni giorno si perpetrano nei piccoli inferni familiari, tra le mura domestiche. Ma tant'é. Questo è una strano Paese, dove l'importante è il finto perbenismo e l'ipocrisia. Tutto questo cappello per arrivare a dire una cosa impopolare: che i bambini in Italia sono nella stragrande maggioranza i più ineducati, molesti e insopportabili del mondo. Con mamme dal sorriso estasiato che - quando il pargolo urla a squarciagola in un luogo pubblico - invece di intervenire, ti guardano con l'aria di chi cerca la tua affettuosa partecipazione: "Ma lo vedi quanto è bravo a gridare questo figlio mio?". Redarguirlo? Non sia mai! La mamma e il papà italioti sono tendenzialmente molto fieri di esibire bambini socialmente impresentabili e assai restii a educarli: una fatica bestia, scherziamo? Lasciamo che i cari angioletti si mettano le dita nel naso, strillino come ossessi, lancino la palla in faccia ai passanti, buttino le cartacce per terra! Tanto "sono bambini", che diamine! Mica vorremo già angariarli con le regole, quelle stesse che peraltro da grandi saranno esortati a non rispettare! L'educazione? Roba da vecchi nostalgici, asburgici di ritorno, fascisti e quant'altro. Le regole? Il più tardi possibile e solo se costretti con la forza. Questo è un Paese dove è per prima la famiglia a non insegnare più il rispetto della convivenza sociale. E lo fa proteggendo amorosamente i propri figli nei loro comportamenti più incivili, quando non dichiaratamente eterolesivi. Basta leggere i giornali: troppe madri che difendono a spada tratta i figli che buttano i sassi dal cavalcavia o torturano l'handicappato. "Sono ragazzi", perbacco! Oppure basta parlare con gli ultimi insegnanti che tentano ancora, disperatamente, di far rispettare la disciplina a scuola: genitori inferociti li denunciano al Tar per aver osato rimproverarli o assegnare loro un brutto voto. Lesa maestà. I figli so' piezz'e core. E non si toccano. E' una logica preistorica, da cosca, tribale. L'Italia va lentamente in rovina, corrosa dall'interno da questa pigrizia genitoriale, dall'interessata compiacenza del potere, da questa beota rassegnazione al peggio, dal familismo becero che domina incontrastato. Non esistono bambini cattivi, esistono cattivi genitori. Stiamo allevando una generazione di piccoli tiranni, abituati a fare ciò che vogliono, senza limiti nè regole nè educazione. Se penso che un giorno saranno classe dirigente, mi vengono i brividi.