martedì 25 maggio 2010

RICOMINCIAMO A SORRIDERE




Cari amici, lo confesso: sono un po' delusa. Come mai non trovo più i vostri commenti? Vi ho molto annoiato? I miei sono brontolii da pentola di fagioli, inutili e deprimenti? Ricevo mail dai più stretti sostenitori, ma nulla dal resto del mondo. Consiglio: invece di mail personali, almeno voi affezionati visitatori, mandatemi commenti sul blog! Magari servirete da buon esempio anche per altri... La speranza è l'ultima a morire.
Ma non è di questo che volevo parlarvi oggi. Nel solco degli intenti dichiarati di questo blog ("Cambiamo noi") volevo mettervi a parte di un piccolo esperimento che sto portando avanti: da qualche mese, ho smesso di indossare l'abituale corazza + celata che nasconde le mie cordialità e ho iniziato a chiacchierare con i miei concittadini ad ogni minimo pretesto. Chessò: il tram non arriva, piove a dirotto da mesi, gli interisti festeggiano devastando di rifiuti piazza Duomo a Milano, ogni occasione è buona per attaccare bottone con passanti sconosciuti. E poi sorrido: alla vecchia signora che si allunga per prendere il detersivo sul ripiano troppo alto, alla ragazza che chiede un'informazione, al barista che mi fa il caffè. E poi ancora, saluto: il giornalaio, il negoziante sotto casa, la cassiera del supermercato, lo stradino che raccoglie le cartacce incivilmente buttate a terra, il peruviano che consegna il pacchetto parcheggiando il furgone in quarta fila.... L'attitudine cordiale è contagiosa. Vedremo aprirsi sorrisi, consolanti e radiosi come il sole dopo il nubifragio (e di questi tempi ne sappiamo qualcosa). Ci accorgeremo che anche i più trucidi concittadini nascondono un'anima sensibile e che tutti, ma proprio tutti, non aspettano altro che ritornare a sentirsi comunità. Perchè ognuno soffre della glaciazione che permea le nostre relazioni con il mondo, tutti avvertiamo con sofferenza il gelo astioso che opprime le nostre città. Ma manca la voglia o forse il coraggio di rischiare il sorriso, il prestito dello zucchero alla vicina, la battuta, l'empatia verso il prossimo. Eppure è da lì che dobbiamo ripartire. Si comincia da piccoli gesti di apertura. Cambiamo noi. Senza aspettare sempre che siano gli altri a farlo. Funziona. Provare per credere.

giovedì 13 maggio 2010

LE MOSTRE E I NUOVI MOSTRI

Cari lettori e amici, devo tornare una volta di più sul tema "i cari angioletti", già affrontato in questo blog. Mi è capitato qualche giorno fa di "tentare" di visitare la bella mostra "I due imperi", al Palazzo Reale di Milano. Dico "tentare" perché - per somma sfiga - ho avuto per compagni di visita un terzetto così composto: mamma di una trentina d'anni, marito o f.f. (facente funzioni) di 50-55 (rispettando l'ormai consueta tradizione dei babbi-nonni) e un bambinello di 2-3, figlio di entrambi. Orbene, la visita - che pregustavo calma e riflessiva, avendo scelto un giorno feriale e un orario in controtendenza, le 13 - si è rivelata una vera tortura. Impossibile leggere le didascali (fondamentali per capire l'ardito raffronto tra l'impero cinese e quello romano, in verità un po' tirato per i capelli..), impossibile concentrarsi sull'osservazione dei reperti, peraltro molto interessanti anche se "difficili", come quelli cinesi. C'erano anche i famosi "guerrieri di terracotta", provenienti da Xian, un luogo che forse non vedrò mai, e quindi doppiamente preziosi. Niente da fare. Il pargolo - al quale venivano spiegati uno ad uno gli oggetti esposti, ad alta voce e con la tipica cantilena dei genitori pedagoghi (una rottura pazzesca!) - dopo un po' si è giustamente seccato e ha iniziato a fare un baccano infernale. Pensate che i genitori abbiano deciso di darsi il cambio, uno portando fuori il figlio urlante e l'altro continuando in santa pace la visita? Niente affatto. Hanno continuato imperterriti a girare per le sale, trascinando il bimbo ormai ingovernabile e disturbando gli altri visitatori, che - pur palesemente contrariati - hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Da parte mia, ho cercato di trovare una soluzione rivolgendomi ad una delle sorveglianti e chiedendole se non ritenesse opportuno invitare i due genitori ad allontanarsi. Questa l'ineffabile risposta: "Io non c'entro niente, devo solo verificare che nessuno tocchi le opere esposte. Del resto (e qui arriva la solita frase italiota!) è un bambino, che ci vuole fare?". La solita storia: "sono ragazzi", "sono bambini", che ci vogliamo fare??? Ma i genitori che ci stanno a fare?? E se ti càpita di fare la visita con questi NUOVI MOSTRI, genitori-mucillaggine privi di rispetto per gli altri, incapaci di comprendere una verità lapalissiana - cioè che i bambini così piccoli vanno portati al circo o al parchetto, non alle mostre d'arte - CAVOLI TUOI. Anche se hai il diritto di godere del bene per il quale hai pagato un biglietto, spesso pure salato. E' troppo chiedere a chi organizza questi eventi, agli addetti ai lavori, agli assessori alla cultura, di istituire una semplice regola che vieti l'accesso alle mostre d'arte ai minori di 10 anni? A me parrebbe un provvedimento buono e giusto, che andrebbe a sanare l'evidente mancanza di educazione civica di molti cittadini-genitori, che si ostinano - rovinando a se stessi, ma soprattutto agli altri il piacere della fruizione artistica - a portarsi appresso bimbi piccoli, che non sono in grado di apprezzare e anzi ne sono oltremodo annoiati. Basta poco per ovviare: ci si dà il cambio se si è in due, si affida il piccolo a nonni o baby-sitter (per un paio d'ore, non è la morte di nessuno), insomma ci si organizza. Sono una crimilde mangia-pargoli se dico questo? Una sfasciafamiglie se sostengo il mio/nostro diritto a vedere in pace e silenzio una mostra? Se pretendo che le autorità facciano il loro mestiere stabilendo giuste regole? Fatemi sapere. Sono curiosa di avere un vostro parere. Ciao