martedì 30 novembre 2010

LA CULTURA DELLA GUERRA

Mi è capitato qualche giorno fa di curiosare in un grande magazzino: tanto per non far nomi, Coin di corso Vercelli a Milano. Tra i giocattoli in bella mostra, ho notato un'intera sezione dedicata alle armi da guerra, tutte in formato ridotto, ma corredate da inequivocabili scritte: "FUCILE DA ASSALTO", "PISTOLA A RIPETIZIONE", riproduzione da originale in dotazione all'Esercito Italiano, con tanto di bandierina tricolore... E - ciliegina sulla torta - la scritta "non adatto a bambini inferiori a 3 anni". Meno male! Credevo che tali oggetti venissero messi direttamente nella culla del neonato, così capisce subito dove è capitato... La cosa mi ha sconcertato parecchio, se si tiene conto di tutte le ipocrite dichiarazioni sulla pace cui assistiamo quotidianamente. Poi, il consumismo che impera ormai sul Natale e su ogni forma di attività umana, provvede a riportarci alla realtà: l'importante è SPENDERE, al diavolo la morale. Altro che il bambin Gesù e le carole!Mettiamo nelle mani di bambini (maschi e portatori di una cultura di violenza che perdura a dispetto di qualsiasi evoluzione culturale) strumenti di morte e simboli di un retaggio ancestrale che dovrebbe essere bandito - almeno nelle intenzioni - nelle nostre "progredite" metropoli occidentali. La guerra è una faccenda che mostra sempre di più la sua natura primitiva, la sua incapacità di risolvere i conflitti, la sua sostanziale antistoricità... Eppure, il buyer del Gruppo Coin si è sentito assolutamente a suo agio nel proporre alla sua clientela (immaginiamo moderatamente acculturata, moderatamente benestante, moderatamente "buonista") questi orrendi oggetti perchè ne facciano un bel pacchetto da mettere sotto l'albero per i loro pargoli. Complimenti. Perché non mettere anche belle riproduzioni a grandezza naturale di bombe a mano, mine antiuomo o patiboli?
Ho chiesto di parlare con il responsabile del punto vendita per manifestargli la mia indignazione per una scelta così aberrante. Mi è sembrato sinceramente contrito. Ha preso l'impegno di riferire il mio disappunto ai vertici aziendali. Spero lo farà. Intanto, intorno a me, si era radunata una piccola folla di mamme e nonne in shopping natalizio che hanno sostenuto la mia posizione. Rifletto: ma se in Italia il ministro La Russa spende 150 milioni di euro per 4 caccia bombardieri e il ministro Bondi ne taglia altrettanti alla cultura, non vi colpisce la relazione?
Buon Natale. E che il Dio della pace ci aiuti.

domenica 21 novembre 2010

L'AGRICOLTURA STA SPARENDO?

Girando per le campagne lombardo-venete ho notato una miriade di vecchie cascine in abbandono, quasi sepolte tra capannoni e svincoli autostradali, come relitti di un gigantesco naufragio. Questa visione mi ha fatto riflettere sulla progressiva sparizione - sempre più accelerata - di campi coltivati, orti, frutteti e di quei presìdi del territorio che erano le vecchie case coloniche. Il nostro paesaggio, fino a 50 anni fa così omogeneo e "leggibile", è stato travolto e sfigurato da una colata di brutte costruzioni senza estetica e, spesso, senza alcuna utilità, come testimoniano i numerosi striscioni "affittasi" o "vendesi" che costellano queste brutture senza acquirenti. A parte l'ovvio sospetto che si tratti di interventi edilizi fini a se stessi, cioé utili solo a riciclare denaro sporco, rimane da chiedersi quando finirà questo insensato consumo di suolo, che fa retrocedere sempre più la nostra agricoltura. Non voglio addentrarmi in considerazioni filosofiche, ma restare in un campo che conosco: l'agricoltura è la vera sentinella del territorio. Solo questa attività permette infatti un vero e proprio lavoro di "manutenzione" del suolo, controllandone le acque superficiali, impedendo il degrado ambientale, esercitando una salutare quanto fondamentale "custodia" del patrimonio naturale che appartiene a tutti. Guardo con molta preoccupazione alla progressiva marginalizzazione dell'attività agricola in pianura padana, un tempo modello di buona gestione del territorio. Mi chiedo dove andremo a rifornirci degli alimenti indispensabili alla nostra sopravvivenza. Saremo costretti a indebitarci ulteriormente comprando dai paesi esteri? Daremo un'altra spallata all'ambiente facendo viaggiare le merci su gomma con il conseguente inquinamento, oltre all'intasamento delle nostre strade già così congestionate? A me pare che in questo settore manchi una volontà a livello politico di incoraggiare e sviluppare la nostra agricoltura. E lo dimostrano le reiterate manifestazioni dei coltivatori diretti e degli allevatori degli ultimi mesi. Cosa possiamo fare noi per contrastare questa deriva che minaccia di soffocare la nostra agricoltura e degradare irrimediabilmente le nostre residue bellezze? Abbiamo un solo, potente strumento: il nostro potere di acquisto. Usiamolo. Compriamo prodotti agricoli a kilometro zero dai nostri amici contadini che ancora resistono, associamoci in gruppi d'acquisto solidale, privilegiamo sempre l'agricoltura di prossimità, evitiamo le grandi catene distributive che seguono logiche di puro profitto (avete fatto caso che nei supermercati i prodotti freschi arrivano spesso dall'estero o da zone depresse, dove evidentemente si strozzano i contadini con prezzi risibili?), facciamo i nostri regali di Natale nei reparti alimentari del commercio equo e solidale... L'agricoltura deve vivere per farci vivere tutti meglio. Salviamola.