giovedì 18 dicembre 2014

ADDIO, NEGOZIETTI...

Non posso fare a meno di provare una stretta al cuore quando vedo chiudere, uno dopo l'altro, i negozietti di quartiere: mercerie dove trovavi i bottoni spaiati, alimentari che ti porgevano la fetta di mortadella per un assaggio, macellai che ti davano consigli su come cuocere l'arrosto... E' un piccolo mondo affettuoso che sta scomparendo, mentre avanza - come un panzer supertecnologico e spietato - la GRANDE DISTRIBUZIONE, con i megastore che ti frastornano con la loro musica a palla, le abbondanze nauseanti da paese di bengodi, e dove giri come una trottola per un'ora prima di trovare il gambo di sedano che ti mancava. Un'ode pantagruelica al consumismo e all'obesità di massa.

Gli anziani che non hanno l'auto si trovano a malpartito, privati di questi negozietti di prossimità che soddisfano i loro bisogni sobri. I vecchi (ma sì, chiamiamoli con il loro nome, senza ipocrisie lessicali!) rifuggono - vuoi per motivi economici, vuoi per motivi legati all'età - all'imperante orgia del TROPPO che ci travolge... Loro cercano il piccolo, l'appartato, l'umano. E hanno ragione. 

Voglio quindi innalzare un'elegia piena di tristezza e nostalgia per questa ecatombe silenziosa e rivolgere a noi tutti un "consiglio per gli acquisti": se abbiamo un negozietto cui siamo affezionati, non abbandoniamolo al suo destino, aiutiamolo a stare in piedi preferendolo quando possibile all'ipermercato. 


Basterebbe forse questa piccola volizione da consumatori ancora dotati di libertà di scelta (e di testa) per salvare tante piccole realtà di quartiere, che ancora resistono.


Buon (e sobrio) Natale a tutti !




martedì 27 maggio 2014

ANCORA EXPO... E LA CITTA' MALATA

E' un tema abusato, lo so. Ma come si fa a non evidenziare le troppe cose che non vanno? La prima : la premiata ditta Mazzette & Co. è sempre al suo posto, non ci sono "mani pulite" che tengano, dove c'è qualche goloso appalto in cui piazzare i propri protetti in cambio di una bella stecca. La consueta figuraccia internazionale anche questa volta è assicurata. Devo dire una cosa impopolare: l'italiano tipo è assuefatto, quando non direttamente coinvolto, nella gestione "allegra" di piccoli e grandi "affari", dal non richiedere la fattura in cambio di sconti, all'accettare supinamente ogni genere di violazioni e soprusi. Il tormentone del senatore Razzi ("Fatti i c...i tuoi!") potrebbe degnamente assurgere a motto nazionale. Il paradosso è che l'Italia è il paese con più leggi al mondo. Peccato che nessuno le rispetti e le faccia rispettare. Poi ci incazziamo se una rivista tedesca (Der Spiegel) ci mette in copertina con il classico piatto di spaghetti e la mazzetta sopra! Ma siamo proprio sicuri che, sotto sotto, la nostra essenza civile non sia proprio questa?
La seconda: come scrivevo in un post precedente, Milano ha l'aria di non essere affatto pronta a dare un'immagine decente di se stessa. Guardiamoci in giro: torme di accattoni ci assillano ad ogni angolo. Si va dal rom che ci spruzza l'acqua sporca sul parabrezza per costringerci a lasciarglielo lavare, al tipo di colore che ti pianta il cappello ad altezza stomaco per mendicare spiccioli, dalla numerosissima tribu di africani appostati davanti al cinema per piazzarti il libro con le fiabe swahili, allo storpio che mostra il moncherino per estorcerti un po' di pietà travestita da elemosina. E potrei continuare per molto, elencando le innumerevoli faune che popolano le strade milanesi e ci angariano i pochi momenti di passeggiata in città, quasi tutte facenti capo a orribili racket che arrivano a menomare le loro vittime per renderle "adatte" a suscitare i nostri sensi di colpa. Non diamogli assolutamente niente. Non incoraggiamo questa sotterranea "tratta" umana, che passa impunita sotto gli occhi distratti delle autorità. A questo proposito: forze dell'ordine, dove siete? Sindaco Pisapia, dove vivi? Possibile che a te o a qualcuno dei tuoi assessori sfugga questa vergognosa realtà? Silenzio.
La terza : il cosiddetto decoro urbano non è mai stato così vilipeso, nella generale indifferenza, se si fa eccezione per gruppi di cittadini volenterosi che si danno da fare. L'ho scritto molte volte e non mi stancherò di ripeterlo, fino alla consunzione. NON POSSIAMO permettere che la città sprofondi nel totale abbandono : scarabocchi che coprono intere facciate di edifici, anche storici, vagoni della metropolitana resi ciechi dagli spray dei vandali, indicazioni viabilistiche e targhe di vie rese illeggibili (mi chiedo come faranno i poveri turisti), insomma una marea di brutture che tracima ovunque, senza limiti, senza rispetto e senza legge. E infine la sporcizia. Dappertutto. E anche fetori degni dei peggiori angiporti: avete mai camminato nei pressi della stazione Cadorna, in giorni assolati? Vi assalirà un terribile puzzo di orina, proveniente dalle centinaia di minzioni "all'aperto" dei moltissimi drop out che stazionano nei pressi e distribuiscono i loro escrementi per ogni dove, sotto lo sguardo impassibile dei vigilantes e degli ausiliari ATM. Nessuno che fiati. Ma i nostri amministratori, invece di porre rimedio a questi sconci, pensano alla Expo Gate, una orribile struttura che chiude il bel cono visivo del Castello e lo incornicia di oscene ferraglie. E a mo' di ciliegina, autorizzano le bancarelle nei suoi giardini : puzza di fritto, urla, cartacce svolazzanti, un'aria da sagra della salamella che avvilisce e deprime. Che tristezza. Non vedo l'ora che Expo finisca e tutte queste miserande visioni tornino a essere riservate a noi soli, come una vergogna da non esibire. Almeno questo.

giovedì 20 marzo 2014

EXPO....sizione di schifezze???

L'Expo si avvicina, più minaccioso che promettente. Ma la città di M non pare affatto pronta a ricevere degnamente le milionate (?) di turisti in arrivo dai cinque continenti, terribilmente ansiosi di visitare questo luogo di delizie....
Ho provato a gironzolare in lungo e in largo, cercando di guardarmi intorno con gli occhi del visitatore. E ne ho ricavato un'impressione deprimente. E' questa la Mirabilandia che presenteremo al mondo?? Prescindendo dai preoccupanti ritardi dei lavori in corso a Rho, con canali prima osannati e poi cancellati, infiltrazioni di organizzazioni criminali negli appalti e simili amenità, è veramente miserevole lo stato in cui versa questa "grande capitale della moda e del design". Vediamone qualche aspetto :
Ambiente urbano : giardini abbandonati al loro destino, zeppi di cartacce & cacche canine (anche in centro) - marciapiedi sconnessi e altrettanto sporchi - case ricoperte da orridi scarabocchi (qualcuno li chiama ancora graffiti o street art, nientepopodimeno! Ma quali graffiti?? Ma quale street art??? Qui c'è solo vandalismo becero!!!) - monumenti imbrattati e/o coperti di escrementi di piccione.
Viabilità : qui vige l'anarchia totale - auto parcheggiate ovunque, in quarta fila, davanti ai passi carrai, sulle strisce e sui giardinetti - automobilisti perennemente inferociti, armati di clava e turpiloquio facile - ciclisti che viaggiano a manetta sui marciapiedi o contromano, con l'onnipresente cellulare all'orecchio, zizzagando pericolosamente tra i pedoni - motociclisti per i quali il Codice della Strada non vale, che passano col rosso, superano a destra e a sinistra in contemporanea, o che (furbi come Fiorello) risalgono a tutto gas le auto ferme per lasciar passare i pedoni sulle strisce, rischiando di travolgerli e spesso riuscendoci - e potrei continuare a lungo
Ambiente umano : i milanesi, o coloro che passano molto tempo a Milano assorbendone l'humus malefico, sono incazzati di default, quando piove e quando c'è il sole, di giorno feriale o festivo, di mattina e di sera. Vai a sapere perché : l'acqua che esce dai rubinetti? Il clima? Il rumore infernale? Gli orari di lavoro? Un particolare gene del DNA? Chi lo sa. E' un mistero tenebroso che nessuno è mai riuscito a spiegare scientificamente. Ma empiricamente è una certezza. Basta girare per la città e provare a sorridere ai passanti: riceverete sguardi tra il guardingo e l'apertamente ostile, come se sorridere fosse un'attività riprovevole. Per non parlare dei negozianti, più scorbutici di un orso bruno, più respingenti di un treno intercity, meno simpatici di un gatto appeso agli zebedei.
Mezzi pubblici : delle tanto strombazzate nuove linee della metropolitana, solo due tronconi saranno realizzati. Serietà italiana. E in fondo, a noi milanesi non coinvolti nel business, cosa porterà di buono EXPO? Nulla. Di cattivo, tanto : traffico in tilt, mezzi superaffollati, caos, inquinamento, opere costose e probabilmente inutili.

Dunque, che cosa abbiamo da EXPOrre??? Non credo bastino gli stand pieni di verde e di famigliole beate che ci propinano gli ingannevoli rendering a far confluire tutta questa umanità sulla città di M. E comunque - una volta confluita - la folla che ha pagato fior di soldi per lunghi voli e dispendiosi biglietti si chiederà cosa mai c'era da vedere, a Milano.... E non è un bel biglietto da visita per futuri ritorni.

Vorrei tanto credere ai miracoli e pensare che mi sbaglio, Milano si presenterà bella, efficiente e accogliente. Ma purtroppo troppe delusioni mi fanno inclinare al pessimismo.
Ma non era meglio lasciare EXPO a Smirne?

mercoledì 29 gennaio 2014

ABITUARSI ALLA BRUTTEZZA

Non so se ci avete fatto caso: la bruttezza avanza, in tutte le sue forme. Vedi gente estasiata davanti a un nuovo quartiere che pare una nave impazzita, capitanata da Schettino, navigante tra le belle e austere forme delle case ottocentesche, a Milano Fiera. Un quartiere che un tempo era considerato elegante, ora sfregiato dall'inserimento di queste orrendi palazzi in stile tardo-demenziale, opera dell'archistar Zaha Hadid (una donna... peccato), calate come un'astronave aliena e altrettanto stranianti. Il quartiere si chiama City Life (nome che fa presagire un futuro metropolitano terrorizzante) ed ha fatto infuriare diversi Comitati cittadini, che invano si sono battuti per evitare questo sfregio. Niente da fare, gli interessi in gioco erano troppo grossi e la Moratta non era certo una paladina della tutela. Eppure la gente comincia a farci il callo e quasi quasi - in nome di una malintesa "modernità" - arriva a giustificare questa operazione di pura speculazione, per nulla redenta da una qualsivoglia dignità architettonica o di utilità sociale.
Ma non è solo questo a turbarmi. Ci avete fatto caso ai déhors dei nostri bar milanesi? Sono spesso gabbiotti prospicienti strade trafficate e inquinatissime, dove solo aspiranti suicidi a miccia lenta amerebbero conversare con un bicchiere in mano. Invece no, qui nella città di M fa figo recarsi in questi luoghi di rara bruttezza, con decibel che obbligano ad urlarsi nelle orecchie e aria zeppa di polveri sottili, quasi fossero terrazze sul mare, cullate dallo sciabordio delle onde.
Poi, fate caso alla quantità incredibile di rifiuti abbandonati ovunque, sui marciapiedi, lungo le strade, traboccanti dai cestini, gettati con noncuranza nei pochi giardini spelacchiati della città, appoggiati sui davanzali delle finestre, lasciati a marcire nei corsi d'acqua e nei parchi. Un diluvio universale di pattume, una piaga apocalittica. Nessuno pare badarci. Nessuno se ne cura. Nessuno, tantomeno, provvede a rimuoverli, quasi facessero parte del paesaggio urbano.
Non vi pare che sia la prova provata del nostro lento, ma inesorabile adattamento al brutto?
Nessuno che si ribelli, nessuno che se ne senta offeso, nessuno che reagisca facendo qualcosa in prima persona, che si opponga a una realtà che ci obbliga a vivere così malamente. Anzi: tutti quanti a far finta di niente, utili idioti che mangiano cacca fingendo che sia cioccolata...

"E' la bellezza che salverà il mondo", diceva Dostoevskij.
Vorrei invitarvi a boicottare la bruttezza dovunque essa si manifesti, perché abbiamo più bisogno di bellezza che di ricchezza.
Facciamone il nostro motto, agiamo per portarla ovunque intorno a noi. Lottiamo per farla rinascere.
Altrimenti il nostro mondo sarà destinato a sprofondare, senza scampo.


mercoledì 4 settembre 2013




I MILLE RICHIAMI DELLA FAMIGLIOLA ITALIOTA IN VACANZA

Eh sì, mi tocca ritornare su un vecchio tema, sempre attuale: ma quanto strillano le famigliole italiane in vacanza? Fanno più rumore loro di un esercito invasore, sono più eterolesive ed espansive del gas, più fastidiose delle zanzare, più petulanti della pubblicità nelle stazioni del metrò... La famigliola italiota in vacanza si contraddistingue per l'inutilità del richiamo, per la vacuità del commento, per la molestia gratuita delle (finte) intemerate ai figlioletti: è tutto un vociare a base di "Federicooo, ma quante volte te lo devo dire di non correreee", "Alessioooo, ma come ti sei conciato la magliettaaaa", "Vieni da zia tuaa, che ti pulisce il nasooo", "Vai da papà, Cesareeee", "Mamma, dove sta nonnoooo" e l'ineffabile "Non gridareeeee", sparato a 3500 decibel nel bel mezzo di un concerto. E via così, urlando : sulle spiagge, negli autogrill, nei musei, sugli aerei, per strada, nelle chiese, fra le rovine di Pompei, al ristorante, ovunque. La famiglia italiota più grida e meno educa, più sbraita e meno tiene a bada bambini chiassosi e maleducati, considerati nella classifica di un'autorevole testata americana "i peggiori del mondo" per i loro comportamenti sociali. E non c'era bisogno di questa conferma: bastava guardarsi intorno.
In questa estate appena trascorsa, ho avuto modo di constatare nei mille luoghi della convivenza civile (si fa per dire) la tracotanza, la maleducazione, la sguaiataggine e l'ignoranza di molte, troppe famigliole italiote, del tutto indifferenti agli altri, totalmente egoriferite, così simili a quelle descritte dai film con Fabrizi e la Sora Lella, con i pignattoni pieni di pastasciutta sulla spiaggia di Capocotta e il bercio facile. Con in più il tocco innovativo del cellulare brandito a tutto volume a coronamento di questo quadro sconfortante.
C'è poco da fare: se il nostro Paese non decolla e va alla deriva in tutti i campi, la ragione prima sta nell'incapacità della famiglia di trasmettere valori civici, nella sguaiataggine dei suoi cittadini e nella loro totale refrattarietà a qualsiasi evoluzione del costume. Dal punto di vista dei comportamenti sociali, siamo ancora quelli di 50 o 60 anni fa, ma con meno ingenuità e molta più protervia.

martedì 13 agosto 2013

LA MODA DEI TESCHI, METAFORA DEL PRESENTE

All'inizio ha prestato una fuggevole attenzione di retrocranio. Alla decima visione di un teschio su una maglietta esposta in un negozio molto trendy, ho pensato: ma che succede??? Poi, ho cominciato a farci caso: i teschi erano dappertutto. Sui gioielli, sui vestiti, sui cappelli, sulle scarpe, di ogni foggia e colore, ma tutti ugualmente incongrui, minacciosi e macabri. Ma che razza di moda è questa? E perché mai una persona di buon senso e buon gusto dovrebbe mettersi addosso un simbolo così tetro? Ho pensato che l'ingiustamente osannato artista Damien Hirst, con le sue opere tra il furbastro e il catacombale che annoverano anche teschi rivestiti di diamanti e squali imbalsamati, potrebbe aver sdoganato questa ennesima trovata di pessimo gusto. Ma forse la verità sta da un'altra parte: vista l'ecatombe di donne morte ammazzate, anche quest'anno, il teschio vuole semplicemente rappresentare un terribile e beffardo monito per noi tutte.
Ma francamente non ci trovo nulla da ridere. E tantomeno da comprare.

venerdì 9 agosto 2013

L'ITALIA CHE FUNZIONA : CARGLASS

Metto subito in chiaro che questo NON è uno spot: non percepisco alcun beneficio, palese o occulto, dal parlare bene di un'azienda. Ma ciò che mi interessa, una volta tanto, è mettere in luce qualcosa (ente, privato o pubblico, servizio, etc) che funziona nel nostro disastrato Paese.
Scenario : tangenziale milanese in un torrido pomeriggio d'agosto, auto e TIR incolonnati, guidatori smadonnanti, gran casino pre-ferie.
Prologo : durante una delle poche fasi di andatura normale, tra una coda e l'altra, un forte botto sul parabrezza e un paio di "stelline" testimoniano l'urto di qualche sasso, sparato da chissachi. Mi fermo e vedo con preoccupazione che dalle "stelline" il taglio si allunga velocissimamente e fende il parabrezza ormai quasi completamente. Accidenti, penso, è quasi ferragosto, chi mai potrà risolvere il problema?? Chiuso per ferie ormai quasi dappertutto, alla faccia della crisi. Penso che devo partire tra 48 ore e la faccenda mi pare di difficile soluzione. Smanetto freneticamente sull'Iphone partendo dalla formula "sostituzione parabrezza" e mi appare Carglass, con relativo numero verde. Sono quasi le 19 e il mio pessimismo da constatazione (dovuto cioè a mille esperienze negative precedenti) mi dice che sarà dura trovare qualcuno che mi aiuti. Invece, al secondo squillo, risponde Arturo, che con voce rassicurante mi fa domande semplici e chiare, aiutandomi a trovare le informazioni che servono e che io, pasticciona e disinteressata come sono all'argomento, non conosco. Tipo: "il suo tergicristallo è automatico?"... Panico. "E chi lo sa", rispondo rassegnata al mio destino. Ma lui no, lui mi dà le dritte per capirlo e scopro così, dopo 2 anni dall'acquisto e 60.000 km, che sì, la mia auto ha il tergicristallo automatico. Da questo momento, rinfrancata dall'assistenza amorevole di Arturo, tutta la faccenda è in discesa. Fissa un appuntamento con il punto Carglass più comodo per me, mi manda un sms di conferma. Credo di sognare. Il mattino dopo, puntualissimi, in due ore (come promesso) sostituiscono il parabrezza acciaccato, sorridenti come fossimo in India ed efficienti come fossimo in Svizzera. Dentro di me cova ancora la diffidenza della perenne fregata: "Vedrai che sarà un casino con l'assicurazione...", penso. Macché. Fanno loro anche quello: niente moduli, niente denuncia, niente di niente. Una meraviglia. Vorrei baciarli uno ad uno. Ed è in segno di riconoscenza che scrivo questo post: ragazzi, in Italia c'è ancora qualcosa che funziona. E se c'è, vuol dire che la speranza di vivere finalmente in un Paese normale non è morta. Per questo, benedetta sia Carglass e i suoi uomini, ovunque essi siano.