mercoledì 4 settembre 2013




I MILLE RICHIAMI DELLA FAMIGLIOLA ITALIOTA IN VACANZA

Eh sì, mi tocca ritornare su un vecchio tema, sempre attuale: ma quanto strillano le famigliole italiane in vacanza? Fanno più rumore loro di un esercito invasore, sono più eterolesive ed espansive del gas, più fastidiose delle zanzare, più petulanti della pubblicità nelle stazioni del metrò... La famigliola italiota in vacanza si contraddistingue per l'inutilità del richiamo, per la vacuità del commento, per la molestia gratuita delle (finte) intemerate ai figlioletti: è tutto un vociare a base di "Federicooo, ma quante volte te lo devo dire di non correreee", "Alessioooo, ma come ti sei conciato la magliettaaaa", "Vieni da zia tuaa, che ti pulisce il nasooo", "Vai da papà, Cesareeee", "Mamma, dove sta nonnoooo" e l'ineffabile "Non gridareeeee", sparato a 3500 decibel nel bel mezzo di un concerto. E via così, urlando : sulle spiagge, negli autogrill, nei musei, sugli aerei, per strada, nelle chiese, fra le rovine di Pompei, al ristorante, ovunque. La famiglia italiota più grida e meno educa, più sbraita e meno tiene a bada bambini chiassosi e maleducati, considerati nella classifica di un'autorevole testata americana "i peggiori del mondo" per i loro comportamenti sociali. E non c'era bisogno di questa conferma: bastava guardarsi intorno.
In questa estate appena trascorsa, ho avuto modo di constatare nei mille luoghi della convivenza civile (si fa per dire) la tracotanza, la maleducazione, la sguaiataggine e l'ignoranza di molte, troppe famigliole italiote, del tutto indifferenti agli altri, totalmente egoriferite, così simili a quelle descritte dai film con Fabrizi e la Sora Lella, con i pignattoni pieni di pastasciutta sulla spiaggia di Capocotta e il bercio facile. Con in più il tocco innovativo del cellulare brandito a tutto volume a coronamento di questo quadro sconfortante.
C'è poco da fare: se il nostro Paese non decolla e va alla deriva in tutti i campi, la ragione prima sta nell'incapacità della famiglia di trasmettere valori civici, nella sguaiataggine dei suoi cittadini e nella loro totale refrattarietà a qualsiasi evoluzione del costume. Dal punto di vista dei comportamenti sociali, siamo ancora quelli di 50 o 60 anni fa, ma con meno ingenuità e molta più protervia.

martedì 13 agosto 2013

LA MODA DEI TESCHI, METAFORA DEL PRESENTE

All'inizio ha prestato una fuggevole attenzione di retrocranio. Alla decima visione di un teschio su una maglietta esposta in un negozio molto trendy, ho pensato: ma che succede??? Poi, ho cominciato a farci caso: i teschi erano dappertutto. Sui gioielli, sui vestiti, sui cappelli, sulle scarpe, di ogni foggia e colore, ma tutti ugualmente incongrui, minacciosi e macabri. Ma che razza di moda è questa? E perché mai una persona di buon senso e buon gusto dovrebbe mettersi addosso un simbolo così tetro? Ho pensato che l'ingiustamente osannato artista Damien Hirst, con le sue opere tra il furbastro e il catacombale che annoverano anche teschi rivestiti di diamanti e squali imbalsamati, potrebbe aver sdoganato questa ennesima trovata di pessimo gusto. Ma forse la verità sta da un'altra parte: vista l'ecatombe di donne morte ammazzate, anche quest'anno, il teschio vuole semplicemente rappresentare un terribile e beffardo monito per noi tutte.
Ma francamente non ci trovo nulla da ridere. E tantomeno da comprare.

venerdì 9 agosto 2013

L'ITALIA CHE FUNZIONA : CARGLASS

Metto subito in chiaro che questo NON è uno spot: non percepisco alcun beneficio, palese o occulto, dal parlare bene di un'azienda. Ma ciò che mi interessa, una volta tanto, è mettere in luce qualcosa (ente, privato o pubblico, servizio, etc) che funziona nel nostro disastrato Paese.
Scenario : tangenziale milanese in un torrido pomeriggio d'agosto, auto e TIR incolonnati, guidatori smadonnanti, gran casino pre-ferie.
Prologo : durante una delle poche fasi di andatura normale, tra una coda e l'altra, un forte botto sul parabrezza e un paio di "stelline" testimoniano l'urto di qualche sasso, sparato da chissachi. Mi fermo e vedo con preoccupazione che dalle "stelline" il taglio si allunga velocissimamente e fende il parabrezza ormai quasi completamente. Accidenti, penso, è quasi ferragosto, chi mai potrà risolvere il problema?? Chiuso per ferie ormai quasi dappertutto, alla faccia della crisi. Penso che devo partire tra 48 ore e la faccenda mi pare di difficile soluzione. Smanetto freneticamente sull'Iphone partendo dalla formula "sostituzione parabrezza" e mi appare Carglass, con relativo numero verde. Sono quasi le 19 e il mio pessimismo da constatazione (dovuto cioè a mille esperienze negative precedenti) mi dice che sarà dura trovare qualcuno che mi aiuti. Invece, al secondo squillo, risponde Arturo, che con voce rassicurante mi fa domande semplici e chiare, aiutandomi a trovare le informazioni che servono e che io, pasticciona e disinteressata come sono all'argomento, non conosco. Tipo: "il suo tergicristallo è automatico?"... Panico. "E chi lo sa", rispondo rassegnata al mio destino. Ma lui no, lui mi dà le dritte per capirlo e scopro così, dopo 2 anni dall'acquisto e 60.000 km, che sì, la mia auto ha il tergicristallo automatico. Da questo momento, rinfrancata dall'assistenza amorevole di Arturo, tutta la faccenda è in discesa. Fissa un appuntamento con il punto Carglass più comodo per me, mi manda un sms di conferma. Credo di sognare. Il mattino dopo, puntualissimi, in due ore (come promesso) sostituiscono il parabrezza acciaccato, sorridenti come fossimo in India ed efficienti come fossimo in Svizzera. Dentro di me cova ancora la diffidenza della perenne fregata: "Vedrai che sarà un casino con l'assicurazione...", penso. Macché. Fanno loro anche quello: niente moduli, niente denuncia, niente di niente. Una meraviglia. Vorrei baciarli uno ad uno. Ed è in segno di riconoscenza che scrivo questo post: ragazzi, in Italia c'è ancora qualcosa che funziona. E se c'è, vuol dire che la speranza di vivere finalmente in un Paese normale non è morta. Per questo, benedetta sia Carglass e i suoi uomini, ovunque essi siano.


lunedì 20 maggio 2013

GLI EDICOLANTI DI MILANO? I PEGGIORI

Eh sì, mi tocca ritornare su un tema già trattato: la mala educazione dei negozianti, nel caso specifico quella degli edicolanti. Tutti a strapparsi i capelli perchè la crisi della carta stampata sta decimando le edicole, che infatti chiudono al ritmo delle foglie cadenti in autunno... Ok. Ma proviamo a guardarci un po' dentro, a questo fenomeno (che io peraltro deploro, visto che da nostalgica amo molto l'odore del giornale al mattino, quasi quanto quello del caffè). A Milano c'è un fatto strano, sul quale bisognerebbe indagare. Io mi limito a segnalarlo: gli edicolanti sono quasi tutti - "quasi", è ovvio - estremamente scorbutici, se non decisamente aggressivi e scortesi. Non salutano. Non sorridono (figurarsi!). Se vedono che cerchi una rivista e non la trovi manco ti filano. Non hanno mai il resto e se tu non hai monetine ti guardano in cagnesco come fossi una criminale (quando in realtà sarebbero loro a doversele procurare, perbacco!).  E potrei andare avanti ancora a lungo. Ordunque, se è vero che le edicole chiudono é anche pur vero che molte, ma proprio molte, se lo meritano, eccome. Invece di coccolarsi i pochi sentimentaloni che continuano ostinatamente ad acquistare il caro vecchio giornale di carta e non se lo scaricano sull'Ipad (che tra l'altro costa uguale ed è assai comodo se non hai voglia di uscire), questi signori - si fa per dire - cosa fanno? Lo bistrattano, gli ringhiano contro e sembrano prendersela proprio con lui, l'innocente e naturale alleato, che invece dovrebbero trattare come una rosa al naso. Credete che stia esagerando? Per niente. Ho girato a piedi un bel pezzo di città, acquistando qua e là ogni genere di quotidiano e rivista, ricevendo quasi ovunque questo tipo di trattamento, salvo pochissime eccezioni. Un mio congiunto - per avere insistentemente chiesto all'edicolante che stava al cellulare, ignorandolo - di assisterlo nella ricerca di una testata che non trovava, è stato addirittura insultato e minacciato con la bacchetta di ferro per alzare la serranda. Un episodio inquietante, certamente un caso limite, prontamente denunciato alla polizia. Ma non è un caso isolato. Gli edicolanti di Milano dovrebbero prendersi un calmante, se proprio non ce la fanno a diventare un po' più gentili e affabili. E se chiudono uno dopo l'altro, beh, ce ne faremo una ragione. E passeremo all'Ipad, che almeno non ti aggredisce di primo mattino.