martedì 6 luglio 2010

E' ESTATE: LA MATTANZA, FISICA E NON, DELLE DONNE

Lo dico con tristezza: questa è una stagione che con il caldo torrido e l'impazzimento generale, porta anche con sè la tragica serie di omicidi di cui sono vittime soprattutto le donne. Una vera mattanza. Strangolate, sgozzate, sparate, buttate in un canale, suicide per sfuggire a uno stupratore, le donne sono oggetto di una persecuzione che dovrebbe suonare come un campanello d'allarme sul degrado generale dei rapporti tra maschio e femmina qui in Italia, paese patriarcale e maschilista come nessuno. La causa scatenante di questi delitti è infatti quasi sempre una sola, declinata in cento modi diversi: la non acquiescenza al volere di un maschio. Che si tratti di un rapporto sessuale rifiutato, o di una relazione che non si vuole più portare avanti, o di uno spasimante che non si vuole accettare, o di una gelosia che non si può più sopportare, la ragione pressocché unica di queste barbare "rese dei conti" è che il maschio italiano non sopporta di confrontarsi con una volontà femminile che gli si oppone. Qui sta la sua intrinseca miseria e fragilità. Duro in auto, allo stadio, al lavoro, ma tragicamente debole nei suoi rapporti con il femminile, che regge solo se basati sul suo potere assoluto. E' meno banale di come si vuole farlo apparire, questo sentimento generale che aleggia - in modi più o meno tragici - nelle relazioni tra i sessi: esso affonda le radici nello strato tribale, preistorico, profondo del sentire nazionale, quello che ci ha portati solo 50 anni fa a eliminare dal codice penale il vergognoso articolo che giustificava il cosiddetto "delitto d'onore" e che - ancora pochi giorni fa - ha fatto dire alla Cassazione che un marito è autorizzato a picchiare la moglie se questa è "ribelle". Una sentenza barbara, che ci colloca agli ultimi posti nella graduatoria dei paesi civili. Ma non ci sono solo questi casi estremi: nella vita quotidiana, ciascuna di noi sperimenta l'attitudine svalutativa dei propri partner, siano essi mariti o semplici compagni di vita, con i quali si fa un pezzo di strada insieme. Uomini ipercritici, mai contenti di come siamo, alla ricerca disperata di pretesti per farci sentire "sbagliate", inadeguate, da trasformare in altro. Che si tratti di pettinature, abiti, comportamenti, talenti, gli uomini sono sempre pronti a criticarci, a demolirci, a sgretolare le nostre certezze. Caso tipico estivo: lui che critica il nostro aspetto fisico alla prova-costume, essendo spesso sovrappeso, se non obeso, frequentemente calvo e quasi sempre assai meno giovanile di noi. Vere e proprie wet blanket che - con spirito di autodistruzione - ci portiamo appresso, con fatica, solitamente senza averne protezione, ma solo denigrazione e mortificazione. Masochismo puro.
Che fare, dunque? Cambiare. Cominciare a pensare a noi stesse in termini positivi, sentirci pronte a pretendere il riconoscimento del nostro merito, delle nostre qualità, cercare maschi evoluti che ci apprezzino per come siamo e ci gratifichino, che ascoltino con attenzione quel che abbiamo da dire, che ci facciano sentire quello che siamo veramente: importanti, indispensabili, vitali. Impariamo a diffidare da chi ha paura della nostra libertà, della nostra voglia di vivere, di chi è invidioso o geloso di ciò che siamo: trionfalmente, felicemente, risolutamente DONNE.
Buona estate a tutte... e arrivederci a settembre!