domenica 21 novembre 2010
L'AGRICOLTURA STA SPARENDO?
Girando per le campagne lombardo-venete ho notato una miriade di vecchie cascine in abbandono, quasi sepolte tra capannoni e svincoli autostradali, come relitti di un gigantesco naufragio. Questa visione mi ha fatto riflettere sulla progressiva sparizione - sempre più accelerata - di campi coltivati, orti, frutteti e di quei presìdi del territorio che erano le vecchie case coloniche. Il nostro paesaggio, fino a 50 anni fa così omogeneo e "leggibile", è stato travolto e sfigurato da una colata di brutte costruzioni senza estetica e, spesso, senza alcuna utilità, come testimoniano i numerosi striscioni "affittasi" o "vendesi" che costellano queste brutture senza acquirenti. A parte l'ovvio sospetto che si tratti di interventi edilizi fini a se stessi, cioé utili solo a riciclare denaro sporco, rimane da chiedersi quando finirà questo insensato consumo di suolo, che fa retrocedere sempre più la nostra agricoltura. Non voglio addentrarmi in considerazioni filosofiche, ma restare in un campo che conosco: l'agricoltura è la vera sentinella del territorio. Solo questa attività permette infatti un vero e proprio lavoro di "manutenzione" del suolo, controllandone le acque superficiali, impedendo il degrado ambientale, esercitando una salutare quanto fondamentale "custodia" del patrimonio naturale che appartiene a tutti. Guardo con molta preoccupazione alla progressiva marginalizzazione dell'attività agricola in pianura padana, un tempo modello di buona gestione del territorio. Mi chiedo dove andremo a rifornirci degli alimenti indispensabili alla nostra sopravvivenza. Saremo costretti a indebitarci ulteriormente comprando dai paesi esteri? Daremo un'altra spallata all'ambiente facendo viaggiare le merci su gomma con il conseguente inquinamento, oltre all'intasamento delle nostre strade già così congestionate? A me pare che in questo settore manchi una volontà a livello politico di incoraggiare e sviluppare la nostra agricoltura. E lo dimostrano le reiterate manifestazioni dei coltivatori diretti e degli allevatori degli ultimi mesi. Cosa possiamo fare noi per contrastare questa deriva che minaccia di soffocare la nostra agricoltura e degradare irrimediabilmente le nostre residue bellezze? Abbiamo un solo, potente strumento: il nostro potere di acquisto. Usiamolo. Compriamo prodotti agricoli a kilometro zero dai nostri amici contadini che ancora resistono, associamoci in gruppi d'acquisto solidale, privilegiamo sempre l'agricoltura di prossimità, evitiamo le grandi catene distributive che seguono logiche di puro profitto (avete fatto caso che nei supermercati i prodotti freschi arrivano spesso dall'estero o da zone depresse, dove evidentemente si strozzano i contadini con prezzi risibili?), facciamo i nostri regali di Natale nei reparti alimentari del commercio equo e solidale... L'agricoltura deve vivere per farci vivere tutti meglio. Salviamola.
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