sabato 2 giugno 2012
DIAMOCI UNA CALMATA, SORELLE
Non mi piace ammetterlo, ma ormai è una certezza: negli ultimi anni le donne sono diventate più astiose e aggressive degli uomini. Sarà la fretta da troppe incombenze (le femmine italiane godono del triste primato di occuparsi della famiglia circa 3 volte più delle loro consesse nel mondo), sarà la nevrosi da acrobate della gestione del tempo, sarà che la vita a Milano è un inferno, ma ogni volta che un clacson mi invita brutalmente ad affrettare il passo sulle strisce o a partire a razzo al semaforo, 8 su 10, si tratta di una donna. E' una grande delusione. Ho sempre pensato che avremmo portato nel vivere civile un modo più rilassato, urbano e mite di affrontare le inevitabili difficoltà quotidiane. Invece, siamo quasi più assatanate degli uomini: gridiamo insulti irriferibili se qualcuno ci fa un dispetto viabilistico, sgommiamo come stuntmen in inseguimenti automobilistici che finiscono poi risibilmente al semaforo successivo, siamo incazzate anche in bicicletta (quante di noi smoccolano contro i poveri pedoni che intralciano le nostre due ruote nelle riserve indiane assediate dei marciapiedi cittadini...), sbraitiamo come ossesse al cellulare, pilotiamo come fossimo a Daytona i passeggini (o meglio passeggioni...) dei nostri pargoli... Insomma, siamo un disastro. Dov'è finita la nostra "differenza"? Invece di sgretolare dall'interno il modello maschile, competitivo e arrogante, ci siamo adeguate ad esso fino al punto da incorporarlo e farlo nostro. Perché le donne, quando imitano gli uomini, riescono ad essere anche peggiori. Vorrei proporre una riflessione: fermiamoci un momento. E cerchiamo di ritrovare la nostra diversità, quella che per tanti anni abbiamo rivendicato con orgoglio. Vogliamo il pane e le rose. Vogliamo le nostre giuste soddisfazioni professionali, ma restando femminilmente pacifiche, solidali, empatiche con il mondo. Lo so, non è facile. Ma proviamo a farlo partendo dalle piccole cose: istituiamo una specie di "fair play rosa", dappertutto. In auto, al lavoro, al supermercato. Non priviamoci della nostra grande capacità di accettare, sostenere, trasformare. Non rinunciamo a cambiare il mondo, creandone uno finalmente a misura d'uomo. E di donna.
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