giovedì 11 marzo 2010

8 MARZO E LA SINDROME DEL POLLAIO

Siamo felici, noi donne, dei 6 Oscar assegnati a Kathryn Bigelow, guardacaso proprio il fatidico 8 marzo? Personalmente, non capisco gli hurrà di giubilo. La signora è certamente brava e bella, ha avuto anche la soddisfazione non piccola di prenderne due (di statuette) più dell'ex-marito, agguerritissimo concorrente con il suo kolossal "Avatar". Sono cose - come dice una pubblicità - che non hanno prezzo. Ma il contentino dell'8 marzo, diciamocelo, comincia a sapere di muffa. Intanto ci fanno sapere (fonte Istat) che le donne qui in Italia - lo sfasciume pendulo in mezzo al Mediterraneo - a parità di mansioni, guadagnano il 20% in meno rispetto agli uomini e in compenso lavorano in casa il 40% in più, cosa della quale peraltro ci eravamo accorte anche da sole. Cosa manca dunque a noi tutte per sfondare il soffitto di cristallo che ci tiene sempre "sotto"? A mio parere, un paio di cosette di non facile soluzione, in quanto entrambe profondamente connaturate nella cultura subalterna che ci viene inflitta fin da bambine: 1) che per farsi largo nella vita bisogna essere sessualmente attraenti, mentre ai nostri colleghi uomini è concesso di essere serenamente grassi o calvi o banalmente inguardabili senza che questo incida minimamente sulla loro aspettativa di carriera. Mi irrito sempre quando qualcuno commenta in senso estetico una donna politica o una scienziata, come se il requisito della bellezza fosse un elemento di giudizio professionale. Ma vi siete visti???? 2) che le altre donne sono nemiche da cui guardarsi. E' un tasto delicato, ne sono consapevole, ma è ora di parlare apertamente dell'invidia e della gelosia che proviamo per le altre donne, più belle o più brave o più fortunate di noi. E della nostra tragica incapacità di fare squadra, di essere solidali. Un esempio? Uno banale, ma diffusissimo. Ho più volte sentito dire, anche da persone acculturate, che in caso di tradimento del marito le maggiori vendette sarebbero state riservate all' "altra". Strano, no? Il patto di fiducia l'abbiamo con un lui, è lui che ci tradisce, ci nega, ci fa sentire rifiutate, ci offende, ma noi le nostre invettive le riserviamo principalmente a LEI, la rubamariti, la sfasciafamiglie, la puttana. Riflettiamoci: sembra una cosa da poco, ma dentro questo odio c'è tutto il nostro sentirci gregarie, incapaci di avere con il maschile il rapporto di pari dignità che dovrebbe essere normale. Per questo ce la prendiamo, stoltamente ma significativamente, con un'altra donna, invece di rompere una vaso da fiori sulla testa di lui, unico traditore del nostro amore e della nostra fiducia. Concludo questa mia riflessione un po' amara invitandovi/mi - ogni volta che proviamo invidia o gelosia verso una donna - a chiederci se in quel momento non stiamo ancora una volta ribadendo la nostra "sindrome del pollaio": beccarci tra noi per avere l'attenzione del gallo.

1 commento:

  1. Cambiamo noi, un’iniziativa che dovrebbe essere presa da tutti.
    Oddio, quanto mi sento banale.. Tu, da grandissima femminista quale sei, ne avrai parlato un centinaio di volte, ma mi hai chiesto qualcosa di personale.. Ecco qui le mie impressioni!
    Oggi, tornando a casa da scuola, ho ricevuto per l’ennesima volta commenti poco graditi da parte di un gruppo di ragazzi. Fino a qui non c’è niente di preoccupante, sono solo commenti, ci si può passare sopra, ma la storia non ha sempre un lieto fine… Tre volte nel giro di due mesi sono stata bloccata, i miei “aggressori” mi hanno inseguita, parlato, toccata, una volta persino fatta cadere. Sai che non sono una ragazza che “se la tira” e non ero certo vestita in maniera provocante, erano le cinque del pomeriggio.
    PENSAVO DI VIVERE IN UN PAESE ABITATO DA UOMINI, NON DA ANIMALI.
    Già, quante volte la frase: “Non uscire vestita in quel modo, sai la gente che c’è in giro..” oppure: “Non è carino che una ragazza (attenzione, mai un ragazzo) esca da sola quando c’è buio..”. Una donna dovrebbe avere il diritto di camminare nuda, da sola, alle due della notte, senza sobbalzare ad ogni singolo rumore, senza tenere la borsa stretta al corpo per paura di un furto, senza tremare se vede qualcuno che cammina dietro di lei, senza aver bisogno di fingere di essere al telefono quando passa vicino a gente con aria poco affidabile. Gli uomini rimangono uomini, non sono animali incapaci di controllarsi. Perché non posso mettere tacchi a spillo e minigonna a Milano? Sono io la prima a giudicare molte ragazze dal modo in cui si vestono, ma ciò non significa che un uomo possa allora passare all’azione. Se vede una bella donna o ragazza, magari anche vestita in maniera un po’ “esagerata”, deve comportarsi come una donna che vede un bell’uomo: non può aggredirla solo perché lei da un’impressione sbagliata di sé. In qualsiasi modo vada in giro, è sempre sbagliato dire che qualcuna “se l’è cercato”.
    Da dove nasce tutto questo? MASCHILISMO. L’uomo è superiore alla donna, quindi può farne ciò che vuole. Può abusare di lei, vige la “legge del più forte”; ovviamente l’uomo è più forte (fisicamente) della donna, quindi crede di poter usufruire di lei quando e come vuole. E di cosa ci sorprendiamo quando in Afghanistan viene legalizzato lo stupro domestico (2009) e in Giappone esiste un videogioco che incita alla violenza sessuale in cui il protagonista deve violentare la prima ragazza che vede e, successivamente, la madre e la sorella di quest’ultima?
    Dei segnali di miglioramento ci sono, come a esempio in Turchia finalmente le donne deputate possono portare i pantaloni a lavoro (fino a marzo del 2009 potevano indossare solo la gonna), oppure vediamo anche delle bambine che si ribellano ai loro genitori e chiamano il Telefono Rosa perché non vogliono sposarsi con uomini più vecchi di loro anche di cinquant’anni. Sono questi gesti che, nel loro piccolo, ci ridanno la speranza di arrivare ad un mondo dove la donna viene considerata pari all’uomo, non solo in campo sessuale ma anche lavorativo, infatti una donna riceve uno stipendio nettamente minore rispetto ad un uomo a parità di ore lavorative (17% in Italia, se non sbaglio, che è il paese europeo con minor differenza salariale fra in due sessi), anche se qualche passo avanti è stato fatto: il periodo di maternità è stato allungato e una donna non può essere licenziata durante questo periodo.
    Per ora, in ogni caso, per uscire a Milano io continuo a mettere i jeans e, se è già buio, a chiamare mio fratello per farmi riaccompagnare a casa in modo da non dover tornare de sola.

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